Le nuove autostrade

Le autostrade del futuro

 

L’Italia è un Paese in declino ormai da decenni, le cause più evidenti sono note:

  • Modello economico basato su piccola e media impresa troppo fragile finanziariamente per reggere all’impatto della globalizzazione
  • Ritardo tecnologico dovuto al ritardo\assenza degli investimenti nell’innovazione
  • Struttura del capitale di tipo famigliare con conseguenti problemi di ricambio generazionale

Tutto vero ma il motivo principe sta nell’insipienza della classe dirigente che non ha saputo riconoscere i problemi intrinsechi e proporre soluzioni di medio\lungo periodo: il Paese non ha una chiara politica di sviluppo economico.

Prendiamo in esame la questione della TAV, il dibattito politico sembra un infantile “perché sì – perché no” a seconda degli impegni elettorali di riferimento senza un’approfondita analisi VERA.

Al solito quando il dito indica la luna la politica guarda ….. il buco.

Effetto, non secondario, della composizione delle liste elettorali fatte di gente senza esperienza internazionale e di business.

Ammettiamo anche che la TAV in sé sia disutile, cosa da dimostrare, ma come si fa a valutare un tunnel ferroviario per il trasporto merci senza inserirlo in una chiara pianificazione economico\strutturale di prospettiva? E rimarchiamo “di prospettiva”, se Cavour si fosse basato sui dati storici in Italia non ci sarebbero le ferrovie!

Allarghiamo l’orizzonte e apriamo la mente: qual è l’area di intercambio più grande del pianeta?

Il flusso aggregato fra Europa ed Estremo Oriente (Giappone, Cina, Corea).

Allora vediamo come si può pianificare un po’ di sana crescita economica sfruttando quello che la natura ci ha regalato e che i nostri antenati hanno saputo così bene sfruttare: la posizione di terminale della Via della Seta.

Prendiamo una cattedrale nel deserto: il porto di Gioia Tauro,

+ un’opera disutile: il nuovo Canale di Suez,

+ due realtà in sofferenza: i porti di Genova e Trieste,

+ la disutile TAV e vediamo cosa ne può nascere.

Semplicemente un sistema integrato in grado di fare concorrenza a Rotterdam e Amburgo rendendo il flusso merci fra i due distretti più veloce ed economico.

I grandi portacontainer, passando dal nuovo Canale, arriverebbero a Gioia Tauro, verrebbero smistati su trasporti più piccoli verso Trieste e Genova e lì caricati direttamente su treni merci diretti verso il nord passando sul percorso TAV (e viceversa).

Bellissimo! Che progetto innovativo! Infatti risale agli anni ’70 quando fu il fulcro della richiesta di fondi all’Europa per il porto di Gioia Tauro, peccato che, una volta terminati i lavori (con i soliti tempi biblici), ci si accorse che nel frattempo gli orientali, per ottimizzare i costi, avevano varato navi portacontainer così grandi da non passare per il vecchio Canale.

Ora che gli egiziani hanno fatto il nuovo Canale, disutile in sè perché il Mediterraneo non è infrastrutturato, tutti i pezzi del puzzle andrebbero a posto, per una di quelle rare congiunzioni astrali per cui la somma di più inefficienze produrrebbe un sistema funzionante.

Chi ne beneficerebbe? Beh risposta facile, tutti (o quasi).

Nella Piana di Gioia Tauro si creerebbero posti di lavoro veri, stabili e retribuiti (altro che assistenzialismo), i noli marittimi avrebbero un deciso incremento, i porti di Genova e Trieste potrebbero guardare al futuro pianificando investimenti e assunzioni e il combinato disposto nave + ferro ridurrebbe drasticamente il traffico su gomma (il “quasi” era riferito agli autotrasportatori).

La tesi è di una chiarezza disarmante, tale che l’unica antitesi possibile riguarda i tempi necessari per completare le infrastrutture necessarie prima che nuovi scenari, peraltro non all’orizzonte, possano nuovamente stravolgere le condizioni date.

Occorre portare la ferrovia nei porti di Genova e Trieste e fare le opere necessarie (Terzo Valico) per far sì che i treni merci siano in grado di arrivare velocemente nel “Corridoio 5”, quello della TAV, e di lì verso il nord utilizzando, nel frattempo, le infrastrutture esistenti.

Altro che “Costi\Benefici”, il Ministero delle Infrastrutture non è un bottegaio! Deve ragionare in termini futuribili perché solo così si creano i presupposti per una pianificazione di crescita economica.

Lo scenario attuale

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Il corridoio 5

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Le autostrade del mare

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La visione dei politici

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Postato il 14 gennaio

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